Ribellione in Rai: i giornalisti contro i dirigenti per "Controllo asfissiante e 6 milioni sprecati"

Ultimamente si dice in giro che c'è un bel po' di casino alla Rai. Che sia vero? A quanto pare, i giornalisti dietro le quinte stanno alzando un bel polverone.

C'è stato un po' di movimento tra le pareti della Rai, la nostra tv di Stato. A quanto pare, alcuni giornalisti si sono fatti sentire lamentandosi che i capi controllano troppo quello che dicono e fanno, e questo, secondo loro, non fa bene nè alla qualità nè alla libertà della nostra cara vecchia tv pubblica. La situazione è sbottata quando hanno letto una lettera aperta in diretta, sfidando apertamente le decisioni prese da chi sta più in alto. E hanno preso spunto da un episodio particolare: hanno escluso Antonio Scurati, uno scrittore famoso, da una trasmissione del 25 aprile, e non si capisce bene il perché.

Scintille tra giornalisti e dirigenti del colosso televisivo

Ora la Rai dice che non è vero niente, che loro non controllano né censurano nessuno e che stanno sempre cercando di aggiungere cose nuove per rendere i programmi più interessanti. In più, dicono che la storia di Scurati è tutta un'invenzione, che lui era previsto di partecipare a "Che sarà" di Serena Bortone e che avevano detto a tutti che ci sarebbe stato.

Ma allora, che aria tira nel futuro dell'informazione Rai?

Questo pasticcio ci fa pensare a cosa ci aspetta per il futuro. Sembrerebbe che queste liti dimostrino quanto i giornalisti tengano alla libertà e all'indipendenza, due cosette mica da poco se vogliamo sapere le cose come stanno sul serio. Detto ciò, non bisogna mai dare niente per scontato né farsi prendere la mano dal primo chiacchiericcio che passa.

Ad ogni modo, sta storia dell'indipendenza di quello che ci racconta la tv di Stato è sempre un bel dilemma. Tutti noi ci vogliamo affidare a chi ci dice le cose come stanno, senza ritrovarci imbambolati davanti a un telegiornale che ci racconta solo quello che conviene a chi comanda. Vero è che senza conoscere bene tutti i dettagli, è difficile capire chi sta dicendo la verità e allora ci tocca stare all'occhio.

Vabbè, chiacchiere a parte, una domandina per voi: in mezzo al marasma di informazioni che ci travolge ogni giorno, secondo voi come dovrebbe comportarsi una bella vecchia istituzione come la Rai per tenersi al passo e farsi ascoltare sul serio?

"La libertà di stampa è fondamentale per la democrazia, ma deve essere esercitata con responsabilità", affermava Indro Montanelli, uno dei pilastri del giornalismo italiano. La recente polemica che ha coinvolto i giornalisti Rai e la dirigenza dell'azienda sembra essere un campanello d'allarme per il nostro sistema informativo. Da una parte, l'accusa di un controllo asfissiante che mina l'indipendenza e il pluralismo dell'informazione, dall'altra la difesa di una Rai che si proclama più pluralista che mai. Ma al di là delle dichiarazioni ufficiali, ciò che emerge è un conflitto tra la necessità di tutelare un'informazione libera e il rischio di un controllo politico che, se esistente, sarebbe incompatibile con i valori di una società democratica. La questione non è solo di natura interna all'azienda, ma riguarda tutti noi cittadini che abbiamo il diritto di ricevere un'informazione corretta, imparziale e non filtrata da interessi di parte. La vera domanda che dovremmo porci è: la Rai, in quanto servizio pubblico, sta veramente rappresentando la pluralità di voci e punti di vista della società italiana? La risposta a questa domanda è fondamentale per garantire la salute della nostra democrazia.

Lascia un commento